L'Ora di Religione - N° 5

Distinzione e complementarità Nel Magistero ecclesiale recente si è consolidato il principio della distinzione e complementarità tra IRC e catechesi, principio enunciato da Giovanni Paolo II nel 1981 in un discorso d occasione e poi recepito dal Magistero in successivi documenti di portata universale, fino al citato Direttorio per la catechesi del 2020, in cui la relazione è riformulata come «distinzione nella complementarità (n. 313), rafforzando così il legame che unisce le due attività e al tempo stesso ribadendo le specifiche differenze che dovrebbero impedire qualsiasi confusione. La soluzione adottata mostra un sostanziale equilibrio, in quanto ci si deve muovere sempre con sapienza tra i fattori di vicinanza e di distanza, evitando da un lato di forzare la distinzione fino a trasformarla in separazione o alternatività e, dall altro, sfuggendo alla tentazione di lasciarsi andare a una complementarità che annulli i reciproci confini e dia luogo a una catechesi scolastica (teoricamente impossibile, ma per qualcuno desiderabile). La storia recente dell IRC può essere letta come una periodica oscillazione tra i due estremi: richiamare la distinzione quando appare concreto il rischio della deriva catechistica; sottolineare la complementarità quando sembra perdersi la natura anche ecclesiale (in quanto concordataria) dell IRC. La responsabilità di questo delicato equilibrio è di fatto affidata agli IdR, perché la piega scolastica o catechistica di una lezione di Religione cattolica dipende solo da loro, chiamati a mediare le prospettive offerte dalle indicazioni didattiche in vigore e i contenuti dei libri di testo con le domande implicite o esplicite degli alunni, i quali possono legittimamente ignorare i vincoli istituzionali della disciplina scolastica (che comunque L Ora di Religione l IdR farebbe bene a rammentare loro). Ciò che conta è dunque l intenzionalità educativa dell IdR, che non deve limitarsi a un esposizione asettica dei contenuti religiosi, ma nemmeno deve pretendere dai propri alunni una risposta di fede che essi non possono e non devono dare. Una cosa è la comprensione del significato di testi e concetti, altro è condividere l esperienza che quel significato può promuovere in termini di risposta personale. Superare le polemiche In realtà, le più recenti ricerche sul campo hanno mostrato che la questione è percepita ancora come problematica dagli IdR, ma non dagli alunni, che vedono nell IRC una disciplina scolastica come le altre, anche grazie all immagine concreta che negli ultimi decenni proprio gli IdR sono riusciti a veicolare. La possibile confusione rimane allora solo come argomento polemico usato da chi vuole screditare l IRC (contando sul fatto che la catechesi sia intuitivamente percepita come un intruso nella scuola). Ma a queste provocazioni si può rispondere in almeno due modi, sul piano teorico e su quello pratico: in primo luogo spiegando la differenza, ancora a molti poco chiara, tra fede e religione e ribadendo la non insegnabilità (scolastica) della prima e l insegnabilità della seconda (ferma restando la relazione genetica tra i due mondi, con la fides qua che genera la fides quae, che a sua volta si traduce in religione formale); in secondo luogo osservando che, anche se si volesse fare catechesi a scuola, non ci si riuscirebbe materialmente per le condizioni di esercizio dell IRC, che intende rivolgersi a tutti: credenti, non credenti e diversamente credenti. La confusione lessicale e concettuale è una strategia che può funzionare solo con persone poco avvedute. Il richiamo medievale a iniziare una discussione con l explicatio terminorum (spiegazione dei termini in uso) rimane sempre valido, soprattutto in una materia che si muove sul labile confine tra concetti e realtà opposte o soltanto diverse, si tratti di fede e religione o di IRC e catechesi. 19 IL NOCCIOLO IRC e catechesi condividono gli stessi contenuti, ma con finalità e contesti di esercizio diversi; rimane sempre vera una reciproca relazione di distinzione e complementarità. Febbraio 2023 IdR meglio le ragioni di libertà e responsabilità che la fede stessa comporta (Direttorio per la catechesi, 2020, n. 396). Appare dunque evidente che la fede personale è fine e mezzo della catechesi, che si rivolge come è risaputo a coloro che già sono inseriti in un percorso di fede e chiedono di essere confermati nel loro cammino. Tutte queste condizioni (le premesse di fede e la richiesta di approfondirne la consapevolezza) non possono applicarsi all IRC, perché la scelta di avvalersene non è una dichiarazione di appartenenza ecclesiale, ma una domanda di formazione culturale, come è logico attendersi da un attività che si svolge nel quadro delle finalità della scuola. Sembrerebbe perciò che il problema sia già risolto con la semplice demarcazione delle due sfere, ma è il caso di approfondire un po il discorso.

L'Ora di Religione - N° 5
L'Ora di Religione - N° 5
Febbraio 2023