capitolo 16

Nella caverna del web

Incatenati ai nostri schermi
crediamo di avere una finestra aperta sul mondo:
in realtà ne vediamo solo le ombre.

Se i pensieri sono come le onde del mare, i nuovi modi di pensare sono degli tsunami che tutto travolgono. Al loro dilagare, il panorama culturale muta radicalmente. È quanto accadde tra l’VIII e il III secolo a.C.; epoca che Karl Jaspers definisce “il periodo assiale”.


Fuor di metafora, se nella storia mondiale si volesse tracciare un asse, uno spartiacque, secondo Jasper lo si dovrebbe collocare in questo periodo, e precisamente verso il 500 a.C. per la ricchezza delle novità culturali. Colpisce che ai quattro angoli del mondo abitato si siano sviluppate quasi simultaneamente e in modo autonomo conquiste culturali tanto rilevanti. Stupisce l’abbondanza di mistici, eruditi, scienziati, geniali filosofi che avviarono il passaggio dalle primordiali credenze mitologiche alla riflessione razionale.


Più o meno contemporaneamente, in Cina visse Confucio, in India Buddha, in Persia Zarathustra. In Palestina fecero la loro apparizione i profeti Elia, Isaia, Geremia e iniziò l’elaborazione della Bibbia.


In Grecia nacque la filosofia occidentale, di cui Socrate e Platone furono grandi interpreti, mentre Roma diede inizio alla sua tradizione giuridica, fondamento di quella attuale.


Persino il continente americano venne coinvolto: in questo periodo gli Olmechi, nel loro ruolo di cultura madre del centro e sud America, trasmisero ai popoli vicini le principali conoscenze scientifiche (osservazioni astronomiche, il calendario, nozioni matematiche).


Alice smise di leggere. L’euforia scaturita dall’annuncio di una possibile guarigione non si era ancora del tutto placata. Il tempo andava veloce e il Cigno Nero era un po’ come chiacchierare con Oberosler. Presto sarebbe arrivata a Torino: chissà se avrebbe trovato ad attenderla sua madre.


Il periodo assiale. Incredibile. Confucio, Buddha, Socrate, Platone: che secolo! Fu allora che l’umanità incominciò a pensare razionalmente uscendo dalla nebbia delle credenze mitiche. Nacquero le scienze, l’etica, la filosofia e ciò che già esisteva, come la religione, mutò radicalmente.


Una svolta unica nella storia dell’umanità secondo Jaspers, ma non per il Cigno Nero. Oggi stiamo vivendo un nuovo periodo assiale. Questo sosteneva Oberosler, e il titolo del dossier ne era una provocatoria sintesi:


Dal pensiero razionale a quello digitale:
un nuovo periodo assiale?


Alice sollevò la testa e si guardò intorno. Non c’era molta gente. Un po’ più in là, alcuni ragazzi discutevano animatamente, dimenticando di essere in un luogo pubblico. La loro conversazione sarebbe stata incomprensibile per un uomo vissuto anche soltanto venti anni prima.


Il punto interrogativo del titolo dell’articolo era palesemente superfluo. Vero, il pensiero digitale è uno tsunami culturale di tale portata da stravolgere tutte le discipline e tutti i settori della vita. Non ci potevano essere dubbi, la cosa era intuitiva.


Lo stesso significato di “essere umano” viene messo in discussione da internet, robot, veicoli autonomi, neurotecnologia, scrittura del codice genetico. Dobbiamo filosoficamente ripensarci, insomma.


A corredo della tesi c’erano alcuni articoli da intendersi come tappe di uno stesso ragionamento. Il percorso partiva dal “paradosso di Google”. Noi facciamo ricerche su Google, e Google fa ricerche su di noi. Google, cioè, memorizza i nostri click, e ci propone delle risposte in linea con le nostre preferenze. Così facendo ci imprigiona in una bolla di informazioni che rinforza i nostri pregiudizi.


I signori del digitale pensano di aiutarci a risparmiare tempo. Invece generano un paradosso. Mai nessuno nel corso della storia ha avuto a disposizione possibilità di ricerca paragonabili a quelle che ci fornisce Google. Eppure il risultato è l’irrigidimento ideologico. Ne è prova il devastante dilagare delle fake news. La realtà è così diventata un reality, una caricatura della realtà, un sogno sognato da noi, o ancora peggio sognato da altri, come nell’incubo del protagonista di The Truman Show.


Si è così realizzata l’allegoria della caverna di Platone: incatenati ai nostri schermi crediamo di avere una finestra aperta sul mondo: in realtà ne vediamo solo le ombre.


Il focus dell’articolo era una frase di Nietzsche, una sorta di mantra della filosofia contemporanea:


Non ci sono fatti, ma solo interpretazioni.


Mettiamola così: siamo immersi in un’atmosfera bipolare, fatta di senso di onnipotenza per le immense potenzialità del chiasso digitale, e di sgomento nel momento in cui prendiamo coscienza che siamo imprigionati nella caverna del web, una bolla creata dalle nostre preferenze.


Di queste cose parlava il Manifesto del nuovo realismo di Maurizio Ferraris, gloria filosofica torinese, autore anche di un saggio, Anima e IPad, recensito dal Cigno Nero.


Alice rimase per un attimo interdetta: dunque ai piedi delle Alpi la filosofia non era del tutto morta. E con un pizzico di compiacimento sprofondò nuovamente nella lettura.


L’anima è come un libro – sosteneva Ferraris – in cui sono scritte tutte le nostre sensazioni, le nostre idee, i nostri ricordi e sentimenti. Oggi questo libro è l’iPad. Ne consegue che l’anima, da spirito che era, è diventata oggetto.


Di sorpresa in sorpresa, la rivista prendeva poi in esame un problema etico di quelli a occhio e croce irrisolvibili:


Il dilemma dell’auto a guida autonoma.


Un’auto a guida autonoma ha un guasto ai freni e deve scegliere se procedere dritto andando a sbattere contro un muro, sacrificando se stessa e il passeggero che trasporta, o travolgere cinque persone, tra cui una donna con un bimbo in braccio (tanto per drammatizzare).


Nessun dubbio, verrebbe da dire: occorre salvare il maggior numero di persone (e soprattutto la mamma con il bambino, o almeno il bambino). Il problema è che su quell’auto a guida autonoma ci sei tu.


Domanda: acquisteresti un’auto che per salvare cinque persone (bambino compreso) sarebbe disposta a ucciderti? Alice strabuzzò gli occhi, non ci aveva mai pensato.


Sempre più agitato, l’autore dell’articolo sfornava altri esempi, senza però risolvere il problema. D’altra parte, chi avrebbe dovuto farlo? I progettisti delle auto a guida autonoma? I clienti all’atto dell’acquisto discutendone con il venditore? Una legge dello Stato? E in base a quale criterio?


In buona sostanza, oggi l’esistenza è percepita nella sua pienezza solo se si è connessi alla rete. Siamo così passati dal pensiero razionale che con Cartesio sosteneva: “Penso, dunque sono”, a quello digitale che afferma:


Sono connesso, dunque sono.


Ne è prova il senso di smarrimento che ci prende quando non lo siamo. In questo consiste la svolta “assiale”: siamo entrati in una dimensione sconosciuta, quella del chiasso digitale.


Dunque nuove verità cercansi: e a chi rivolgersi se non alla filosofia per trovarle? Questo il messaggio del Cigno Nero.


Ormai Alice era a Torino. Stazione Porta Susa. Ancora un attimo e sarebbe giunta a Porta Nuova. Il cellulare ebbe un sussulto. Messaggio vocale.


− Scusa tesoro, ma sono ancora al lavoro. Dobbiamo festeggiare la nuova cura, ceniamo fuori?

− Okay − fu la laconica risposta di Alice, indispettita dal forfait della madre.

Porta Nuova era da tempo in trasformazione. I grandi spazi ottocenteschi stavano perdendo la loro aria aristocratica per assumere quella di un banale centro commerciale.


Scesa dal treno, Alice si guardò intorno. Il bar in cui aveva baciato quel ragazzo era sempre lì. Ci voleva un caffè.


Ma guarda… ora quel ragazzo faceva il barista! Con una punta di imbarazzo, Alice si sedette a un tavolino.


− Che cosa desidera?

La voce di Franz sembrava provenire dal regno dei morti. Non l’aveva riconosciuta. Indispettita, Alice puntò gli occhi di Franz e con fare da attrice si tolse la parrucca bionda. Poi dalla borsa estrasse quella color fuoco che indossò con calma.


− Ti piaccio di più così?

Franz si aggrappò al tavolino per non cadere. – Sei tu?


− Sicuro… io sono io, non bisogna aver fatto studi di logica per saperlo.

− Mah…

− Lascia stare…

− Le parrucche?

− Regalo della chemio.

Silenzio.

– Ora che sai, che dici?

Il respiro affannoso di Franz era più di una risposta.

− Ora che so… come ti chiami?

− Alice.

− Io Franz.


La gioia di averla ritrovata, unita alla scoperta che fosse malata di cancro, formavano una miscela esplosiva. Era troppo.


− Scusa, ma ho bisogno di un po’ d’aria.

Franz raggiunse la porta e si inoltrò con decisione nell’atrio della stazione, replicando la scena del loro primo incontro a parti invertite.


Peccato che il GPS filosofico dei nostri eroi fosse spento. Avrebbero potuto scoprire che la realtà usa talvolta modi bizzarri per ricordarci quello che Kierkegaard spiega con tre verbi:


Vivere significa scegliere.

Il rasoio di Ockham
Il rasoio di Ockham
LA STORIA DELLA FILOSOFIA IN UN ROMANZO